martedì 1 maggio 2012

Max castorino


                                                                                                                               MAX CASTORINO
ALLA BATTAGLIA DEL BOSCO 
DELLE MILLE LUNE







  Fin da quando era nato Max aveva combinato pasticci. Non era colpa sua, ma si trovava sempre al posto sbagliato nel momento sbagliato!
Rincorreva una farfalla ed ecco che inciampava su un formicaio, chiacchierava con Lillo - il suo amico cardellino - ed ecco che sbadatamente si appoggiava ad un vespaio, insomma un vero disastro.
Max però era un castorino dal cuore d’oro. Era sempre pronto ad aiutare gli altri e tutti gli animali del bosco delle mille lune gli volevano bene.
“Ehi Rod, ti aiuto a raccogliere un po’ di ghiande?”. “Grazie Max” rispose il suo amico scoiattolo. “Facciamo in fretta però perché si sta facendo buio!” “Come buio?” ribatté stupito il castoro. “Ci siamo appena alzati!”. I due animali alzarono la testa e videro ciò che oscurava il sole. Un grande e temibile sciame di locuste.
Alla testa di questo esercito c’era il generale Baruk, una cavalletta abile e spietata. Sotto il suo comando, molti raccolti erano stati distrutti.
Baruk entrò nel bosco si guardò lentamente attorno e poi tuonò:
“Ascoltate tutti! Se non mi ostacolerete, il mio esercito si limiterà a prendere quel che gli serve e poi proseguiremo nel nostro cammino, se invece cercherete di ribellarvi vi distruggeremo!”.
La minaccia era terribile! Gli animali, impotenti, si ritirarono in una piccola radura al margine del bosco nella speranza che le cavallette lasciassero presto il loro territorio.
Passarono i giorni, ma gli invasori non sembravano avere nessuna intenzione di andarsene. Max mal sopportava la presenza degli aggressori e, a stento, riusciva a controllarsi quando per caso “inciampava” in uno dei loro.
“Avevano promesso che se ne sarebbero andati subito, sono passate tre settimane e sono ancora qui! ” mormorò a Lillo e a Rod, “dobbiamo mandarli via!”. “Calma Max, i nostri nemici sono numerosi ed addestrati a combattere, noi non siamo in grado di affrontarli!” ribatteva sconsolato l’uccellino. “Ma non possiamo stare qui ad aspettare che devastino tutto, dobbiamo assolutamente fare qualcosa!”.
Così i tre amici cominciarono a spiare le cavallette per cercare il loro punto debole.
Dopo alcuni giorni di appostamenti si resero conto che le locuste erano animali sciocchi e completamente asserviti a Baruk, non esisteva alcuna attività che non fosse decisa dal loro comandante.
 “Distruggeremo questo esercito facilmente, basterà catturare il loro generale!” sentenziò Max mentre divideva con i suoi amici un magro pasto “impossibile!” ribatté Rod, “è sempre protetto da una guardia del corpo sceltissima e solo i suoi diretti collaboratori possono avvicinarlo!”. “Allora diventeremo i suoi diretti collaboratori!” concluse sorridendo Max e fu così che ruzzolò nella vita di Shena.
 Shena, era la messaggera del generale, una cavalletta intelligente e buona. Il castorino riuscì a conquistarne l’amicizia e tramite lei entrò nella ristretta cerchia dei fedelissimi del generale.
Nel frattempo l’esercito di Baruk stava sistematicamente distruggendo tutto. Tempo un anno gli animali del bosco delle mille lune si sarebbero trovati senza casa e senza cibo.
Dovevano fare in fretta.
“Ho riflettuto a lungo” sussurrò Max al suo amico scoiattolo qualche tempo dopo, “l’unico mezzo che abbiamo a disposizione per sopraffarli è l’acqua. Potremmo deviare il corso del fiume e affogarli!” “Ma deviare un fiume, grande come il nostro, non è una cosa facile” balbettò Rod. “Sono generazioni e generazioni che i castori costruiscono dighe e sono generazioni e generazioni che i castori fanno fare all’acqua tutto ciò che vogliono. Se riusciamo a convincere gli altri ti assicuro che non ci saranno problemi!” ribatté deciso Max.
Così fu radunato il consiglio del bosco. Il progetto fu appassionatamente esposto da Max e, dopo una lunga discussione, approvato. I castori disegnarono la diga e tutti gli animali contribuirono alla loro costruzione. In men che non si dica, fu costruito lo sbarramento, sarebbe stato sufficiente spostare un paio di tronchi e l’acqua avrebbe ripreso con violenza il suo percorso. 
“Bene!” esclamò soddisfatto Max contemplando la diga “adesso dobbiamo portare Baruk al centro della radura e il gioco sarà fatto!”
“E come facciamo” chiesero i suoi amici “Baruk è furbo”
“Vero. Baruk è furbo ma è anche vanitoso, gli faremo un invito che non potrà rifiutare!”
 Così, Max, attraverso Shena, fece recapitare un messaggio al generale.
 “Gli animali del bosco delle mille lune vogliono renderti omaggio o grande comandante! Vieni quando il sole è più alto e noi saremo pronti a renderti onore”.
Purtroppo avevano sottovalutato l’astuzia del generale che, avendo spie dappertutto, da tempo era al corrente del progetto dei cospiratori.
Il perfido comandante fece finta di accettare e si recò alla radura ma, contemporaneamente, mandò le sue guardie alla diga.
“Cari amici vi ringrazio dell’onore che mi tributate e per dimostrarvi quanto apprezzo la vostra ospitalità rimarrò qui per molto, molto tempo”.
Tutti i presenti rimasero un po’ turbati da quelle parole, ma, facendosi coraggio, s’inchinarono rispettosamente in attesa dell’acqua che avrebbe portato via il loro nemico. Il generale, terminato il suo breve ed efficace discorso, stava per andare via quando distrattamente si volse verso gli animali del bosco e soggiunse con un sorriso velenoso: “Ah dimenticavo, se state aspettando l’intervento di Max vi conviene non illudervi perché a quest’ora quel traditore è già nelle mie prigioni!  Mi credevate uno sciocco?
Io sono Baruk e nessuno finora è riuscito ad ingannarmi!
La mia vendetta sarà terribile! Io e il mio esercito resteremo qui finché non avremo mangiato tutte le piante, finché saremo sicuri che per voi non ci sia nessuna speranza di sopravvivenza! Questa è la punizione per aver osato sfidarmi!”
Nel frattempo il castoro, rinchiuso in una gabbia, si disperava.
“Ahimè, non solo non ho aiutato i miei amici ma li ho condannati ad una fine certa. Sono Max il pasticcione come ho potuto dimenticarmene?”
“Suvvia, non esagerare! Se nessuno finora è riuscito a cogliere di sorpresa Baruk un motivo ci sarà!” mormorò una vocina amica accanto a lui. “Shena! Che ci fai qui? Non ti sei accorta che ho approfittato della tua amicizia per raggiungere il generale? Se io fossi al tuo posto, non mi parlerei!” “Ma certo che ti parlo, sciocco. Come il generale sapevo tutto e quindi, come vedi, ti ho tradito anch’io! Sei stato molto coraggioso ad affrontare Baruk, pochi animali lo hanno fatto sino ad oggi!”.
“Vuoi dire che nonostante tutto resteremo amici?”
“Certo! Verrò a trovarti tutte le sere e ti porterò delle nocciole”
“Sei buona Shena ma io non voglio niente, voglio solo stare qui a piangere”.
“ Non puoi, devi sconfiggere Baruk e questa volta ti aiuterò io! ”
“Non capisco, perché  fai questo?”
“Quando ho conosciuto Baruk era un grande comandante, giusto e leale, ma poi col tempo è diventato molto potente e molto feroce. Baruk ha dimenticato la giustizia e la pietà.
Quando conquista un territorio non si limita a prendere ciò che gli serve ma distruggere tutto, incurante della disperazione delle sue vittime. Anche nei confronti del suo esercito si comporta in modo crudele, le cavallette che commettono degli errori non hanno scampo e vengono punite in modo esemplare. Il mio popolo deve tornare ad avere un capo migliore.”
 “Ma come faremo?  Il tuo comandante è troppo potente per noi”.
“Forse! Ma ho imparato a non arrendermi! Ascolta. Se addormentiamo le guardie del corpo, le leghiamo e imbavagliamo il generale potrei travestirmi da Baruk - sono tanti anni che sono con lui e lo so imitare alla perfezione – e potrei ordinare all’esercito di riunirsi alla radura.” “Shena cosa hai bevuto questa mattina?” “Non interrompermi. Fatto questo potremmo riutilizzare la tua idea, non era niente male sai, apriremo la diga che hai costruito, allagheremo la radura e il bosco tornerà ad essere libero!”.“Si. Hai bevuto! Questo era il piano di un castoro pasticcione! Non potrà riuscire!”, gemette Max. “Coraggio” esclamò Shena “Abbi fiducia in me” e scappò via.
Passarono due giorni e della piccola messaggera nessuna traccia.
“Mi ha preso in giro, non c’è nessun piano, si è solo divertita alle mie spalle o peggio è stata scoperta e il generale ha fatto rinchiudere anche lei” pensava tristemente Max.
“Eccomi amico mio, stavi cominciando a preoccuparti?”
 “Noo. Assolutamente! Non ho mai dubitato, neanche per un secondo!” mentì spudoratamente Max
“Beh, a dir la verità, io si. Anche perché, ti assicuro, non è stato facile procurarmi il sonnifero, il passpartout delle cucine imperiali e mettere a punto il piano con gli animali del bosco   senza che le spie disseminate ovunque dal generale se ne accorgessero!”
“Sei stata bravissima!”
“Piano, piano, amico mio, il difficile deve ancora venire. Domani mattina vedremo se siamo più in gamba di Baruk.”
All’imbrunire, la piccola cavalletta, scivolò nelle cucine e versò il liquido soporifero sulle foglie destinate alla colazione delle guardie.
 “Oh generale scusami se ti disturbo, ma ero stufo di stare in gabbia e ho deciso di uscire e venire a trovarti!” esordì allegramente Max entrando la mattina dopo nelle stanze private di Baruk. “Guardie guardie guardieee ...” urlò con quanto fiato aveva in gola il generale. “Non ti sentiranno, ieri sera forse hanno fatto tardi e adesso dormono come angioletti!” continuò ironicamente Max. “Sembra che tu mi abbia momentaneamente battuto Max, anche se sei stato aiutato da quella che credevo un’alleata” e così dicendo gettò uno sguardo eloquente alla piccola messaggera.  “Un animale così coraggioso e così tenace merita un posto accanto a me. Se mi lasci andare ti prometto che sarai il mio colonnello oppure, se preferisci, ti donerò il prossimo territorio che conquisteremo” “No Baruk, io non sono come te, voglio solamente tornare a vivere da animale libero nel mio bosco libero e voglio che tutti i miei amici facciano altrettanto.”
A questo punto i due complici saltarono addosso al generale lo legarono, lo imbavagliarono e lo nascosero dentro una cassa.
“Ora la prova più difficile” disse Shena “speriamo di essere un Baruk credibile”. Con molta cura si vestì e si truccò e alla fine del lavoro furono entrambi molto soddisfatti del risultato.
Nascosero le guardie addormentate e la cassa con il generale dietro una tenda, Shena respirò profondamente e mandò a chiamare il colonnello Mizz.
“Colonnello! Raduni l’esercito e lo porti immediatamente alla radura. Ho deciso di fare un’esercitazione!”
“Ma generale, così, all’improvviso, senza nessun preavviso non sarà facile” rispose Mizz. “Se fosse stata una cosa facile non ci sarebbe stato bisogno di provarla!” ribatté prontamente Shena “comunque, da quando in qua discuti i miei ordini. Ubbidisci. Tra 20 minuti voglio tutto l’esercito allineato” ordinò Shena.
Tutte le cavallette di Baruk erano abituate ad obbedire senza discutere e Mizz, anche se era un colonnello, non faceva eccezione. C’era qualcosa che non andava ma, d’altronde, non era abituato a pensare e così uscì.
Il sospiro di sollievo che tirarono i due complottatori fu enorme.
“Presto alla diga” comandò Shena. Salirono sulle ali di Lillo e raggiunsero velocemente la radura.
Nel poco tempo concesso dal “generale Shena” l’organizzatissimo esercito di cavallette riuscì a schierarsi in una perfetta formazione d’attacco in attesa del loro comandante.
Lillo sorvolò la diga e Shena e Max urlarono contemporaneamente: “TOGLIETE GLI SBARRAMENTI!”
Poco dopo l’acqua inondò la valle sottostante.
 Tutte le cavallette furono travolte ma riuscirono a salire su imbarcazioni d’emergenza che il generoso popolo del bosco aveva provveduto a mettere a loro disposizione. E così l’acqua li portò via, lontano, liberando finalmente gli animali del bosco delle mille lune.
Shena decise di rimanere a vivere nel bosco e Max, Rod e Lillo furono per sempre  suoi amici.
“Oh scusa Shena!” esclamò dispiaciuto Max mentre, cercando di spostare un mucchio di noci, le rovesciava tutte addosso alla sua amica. “Non importa Max”  rispose sorridendo Shena.
Nel bosco tutto era tornato alla normalità.

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