MAX CASTORINO
ALLA BATTAGLIA DEL BOSCO
DELLE MILLE LUNE
Fin da quando era nato Max aveva combinato pasticci. Non era colpa sua,
ma si trovava sempre al posto sbagliato nel momento sbagliato!
Rincorreva
una farfalla ed ecco che inciampava su un formicaio, chiacchierava con Lillo -
il suo amico cardellino - ed ecco che sbadatamente si appoggiava ad un vespaio,
insomma un vero disastro.
Max però era
un castorino dal cuore d’oro. Era sempre pronto ad aiutare gli altri e tutti
gli animali del bosco delle mille lune gli volevano bene.
“Ehi Rod, ti
aiuto a raccogliere un po’ di ghiande?”. “Grazie Max” rispose il suo amico
scoiattolo. “Facciamo in fretta però perché si sta facendo buio!” “Come buio?”
ribatté stupito il castoro. “Ci siamo appena alzati!”. I due animali alzarono
la testa e videro ciò che oscurava il sole. Un grande e temibile sciame di
locuste.
Alla testa di
questo esercito c’era il generale Baruk, una cavalletta abile e spietata. Sotto
il suo comando, molti raccolti erano stati distrutti.
Baruk entrò
nel bosco si guardò lentamente attorno e poi tuonò:
“Ascoltate
tutti! Se non mi ostacolerete, il mio esercito si limiterà a prendere quel che
gli serve e poi proseguiremo nel nostro cammino, se invece cercherete di
ribellarvi vi distruggeremo!”.
La minaccia
era terribile! Gli animali, impotenti, si ritirarono in una piccola radura al
margine del bosco nella speranza che le cavallette lasciassero presto il loro
territorio.
Passarono i
giorni, ma gli invasori non sembravano avere nessuna intenzione di andarsene.
Max mal sopportava la presenza degli aggressori e, a stento, riusciva a
controllarsi quando per caso “inciampava” in uno dei loro.
“Avevano
promesso che se ne sarebbero andati subito, sono passate tre settimane e sono
ancora qui! ” mormorò a Lillo e a Rod, “dobbiamo mandarli via!”. “Calma Max, i
nostri nemici sono numerosi ed addestrati a combattere, noi non siamo in grado
di affrontarli!” ribatteva sconsolato l’uccellino. “Ma non possiamo stare qui
ad aspettare che devastino tutto, dobbiamo assolutamente fare qualcosa!”.
Così i tre
amici cominciarono a spiare le cavallette per cercare il loro punto debole.
Dopo alcuni
giorni di appostamenti si resero conto che le locuste erano animali sciocchi e
completamente asserviti a Baruk, non esisteva alcuna attività che non fosse
decisa dal loro comandante.
“Distruggeremo questo esercito
facilmente, basterà catturare il loro generale!” sentenziò Max mentre divideva
con i suoi amici un magro pasto “impossibile!” ribatté Rod, “è sempre protetto
da una guardia del corpo sceltissima e solo i suoi diretti collaboratori
possono avvicinarlo!”. “Allora diventeremo i suoi diretti collaboratori!”
concluse sorridendo Max e fu così che ruzzolò nella vita di Shena.
Shena, era la messaggera del generale,
una cavalletta intelligente e buona. Il castorino riuscì a conquistarne
l’amicizia e tramite lei entrò nella ristretta cerchia dei fedelissimi del
generale.
Nel frattempo
l’esercito di Baruk stava sistematicamente distruggendo tutto. Tempo un anno
gli animali del bosco delle mille lune si sarebbero trovati senza casa e senza
cibo.
Dovevano fare
in fretta.
“Ho
riflettuto a lungo” sussurrò Max al suo amico scoiattolo qualche tempo dopo,
“l’unico mezzo che abbiamo a disposizione per sopraffarli è l’acqua. Potremmo
deviare il corso del fiume e affogarli!” “Ma deviare un fiume, grande come il
nostro, non è una cosa facile” balbettò Rod. “Sono generazioni e generazioni
che i castori costruiscono dighe e sono generazioni e generazioni che i castori
fanno fare all’acqua tutto ciò che vogliono. Se riusciamo a convincere gli
altri ti assicuro che non ci saranno problemi!” ribatté deciso Max.
Così fu
radunato il consiglio del bosco. Il progetto fu appassionatamente esposto da
Max e, dopo una lunga discussione, approvato. I castori disegnarono la diga e
tutti gli animali contribuirono alla loro costruzione. In men che non si dica,
fu costruito lo sbarramento, sarebbe stato sufficiente spostare un paio di
tronchi e l’acqua avrebbe ripreso con violenza il suo percorso.
“Bene!”
esclamò soddisfatto Max contemplando la diga “adesso dobbiamo portare Baruk al
centro della radura e il gioco sarà fatto!”
“E come
facciamo” chiesero i suoi amici “Baruk è furbo”
“Vero. Baruk
è furbo ma è anche vanitoso, gli faremo un invito che non potrà rifiutare!”
Così, Max, attraverso Shena, fece
recapitare un messaggio al generale.
“Gli animali del bosco delle mille lune
vogliono renderti omaggio o grande comandante! Vieni quando il sole è più alto
e noi saremo pronti a renderti onore”.
Purtroppo
avevano sottovalutato l’astuzia del generale che, avendo spie dappertutto, da
tempo era al corrente del progetto dei cospiratori.
Il perfido
comandante fece finta di accettare e si recò alla radura ma,
contemporaneamente, mandò le sue guardie alla diga.
“Cari amici
vi ringrazio dell’onore che mi tributate e per dimostrarvi quanto apprezzo la
vostra ospitalità rimarrò qui per molto, molto tempo”.
Tutti i
presenti rimasero un po’ turbati da quelle parole, ma, facendosi coraggio,
s’inchinarono rispettosamente in attesa dell’acqua che avrebbe portato via il
loro nemico. Il generale, terminato il suo breve ed efficace discorso, stava
per andare via quando distrattamente si volse verso gli animali del bosco e
soggiunse con un sorriso velenoso: “Ah dimenticavo, se state aspettando
l’intervento di Max vi conviene non illudervi perché a quest’ora quel traditore
è già nelle mie prigioni! Mi
credevate uno sciocco?
Io sono Baruk
e nessuno finora è riuscito ad ingannarmi!
La mia
vendetta sarà terribile! Io e il mio esercito resteremo qui finché non avremo
mangiato tutte le piante, finché saremo sicuri che per voi non ci sia nessuna
speranza di sopravvivenza! Questa è la punizione per aver osato sfidarmi!”
Nel frattempo
il castoro, rinchiuso in una gabbia, si disperava.
“Ahimè, non
solo non ho aiutato i miei amici ma li ho condannati ad una fine certa. Sono
Max il pasticcione come ho potuto dimenticarmene?”
“Suvvia, non
esagerare! Se nessuno finora è riuscito a cogliere di sorpresa Baruk un motivo
ci sarà!” mormorò una vocina amica accanto a lui. “Shena! Che ci fai qui? Non
ti sei accorta che ho approfittato della tua amicizia per raggiungere il
generale? Se io fossi al tuo posto, non mi parlerei!” “Ma certo che ti parlo,
sciocco. Come il generale sapevo tutto e quindi, come vedi, ti ho tradito
anch’io! Sei stato molto coraggioso ad affrontare Baruk, pochi animali lo hanno
fatto sino ad oggi!”.
“Vuoi dire
che nonostante tutto resteremo amici?”
“Certo! Verrò
a trovarti tutte le sere e ti porterò delle nocciole”
“Sei buona
Shena ma io non voglio niente, voglio solo stare qui a piangere”.
“ Non puoi,
devi sconfiggere Baruk e questa volta ti aiuterò io! ”
“Non capisco,
perché fai questo?”
“Quando ho
conosciuto Baruk era un grande comandante, giusto e leale, ma poi col tempo è
diventato molto potente e molto feroce. Baruk ha dimenticato la giustizia e la
pietà.
Quando
conquista un territorio non si limita a prendere ciò che gli serve ma
distruggere tutto, incurante della disperazione delle sue vittime. Anche nei
confronti del suo esercito si comporta in modo crudele, le cavallette che
commettono degli errori non hanno scampo e vengono punite in modo esemplare. Il
mio popolo deve tornare ad avere un capo migliore.”
“Ma come faremo? Il tuo comandante è troppo potente per
noi”.
“Forse! Ma ho
imparato a non arrendermi! Ascolta. Se addormentiamo le guardie del corpo, le
leghiamo e imbavagliamo il generale potrei travestirmi da Baruk - sono tanti
anni che sono con lui e lo so imitare alla perfezione – e potrei ordinare
all’esercito di riunirsi alla radura.” “Shena cosa hai bevuto questa mattina?”
“Non interrompermi. Fatto questo potremmo riutilizzare la tua idea, non era
niente male sai, apriremo la diga che hai costruito, allagheremo la radura e il
bosco tornerà ad essere libero!”.“Si. Hai bevuto! Questo era il piano di un
castoro pasticcione! Non potrà riuscire!”, gemette Max. “Coraggio” esclamò
Shena “Abbi fiducia in me” e scappò via.
Passarono due
giorni e della piccola messaggera nessuna traccia.
“Mi ha preso
in giro, non c’è nessun piano, si è solo divertita alle mie spalle o peggio è
stata scoperta e il generale ha fatto rinchiudere anche lei” pensava
tristemente Max.
“Eccomi amico
mio, stavi cominciando a preoccuparti?”
“Noo. Assolutamente! Non ho mai
dubitato, neanche per un secondo!” mentì spudoratamente Max
“Beh, a dir
la verità, io si. Anche perché, ti assicuro, non è stato facile procurarmi il
sonnifero, il passpartout delle cucine imperiali e mettere a punto il piano con
gli animali del bosco senza
che le spie disseminate ovunque dal generale se ne accorgessero!”
“Sei stata
bravissima!”
“Piano,
piano, amico mio, il difficile deve ancora venire. Domani mattina vedremo se
siamo più in gamba di Baruk.”
All’imbrunire,
la piccola cavalletta, scivolò nelle cucine e versò il liquido soporifero sulle
foglie destinate alla colazione delle guardie.
“Oh generale scusami se ti disturbo, ma
ero stufo di stare in gabbia e ho deciso di uscire e venire a trovarti!” esordì
allegramente Max entrando la mattina dopo nelle stanze private di Baruk.
“Guardie guardie guardieee ...” urlò con quanto fiato aveva in gola il
generale. “Non ti sentiranno, ieri sera forse hanno fatto tardi e adesso
dormono come angioletti!” continuò ironicamente Max. “Sembra che tu mi abbia
momentaneamente battuto Max, anche se sei stato aiutato da quella che credevo
un’alleata” e così dicendo gettò uno sguardo eloquente alla piccola
messaggera. “Un animale così
coraggioso e così tenace merita un posto accanto a me. Se mi lasci andare ti prometto
che sarai il mio colonnello oppure, se preferisci, ti donerò il prossimo
territorio che conquisteremo” “No Baruk, io non sono come te, voglio solamente
tornare a vivere da animale libero nel mio bosco libero e voglio che tutti i
miei amici facciano altrettanto.”
A questo
punto i due complici saltarono addosso al generale lo legarono, lo
imbavagliarono e lo nascosero dentro una cassa.
“Ora la prova
più difficile” disse Shena “speriamo di essere un Baruk credibile”. Con molta
cura si vestì e si truccò e alla fine del lavoro furono entrambi molto
soddisfatti del risultato.
Nascosero le
guardie addormentate e la cassa con il generale dietro una tenda, Shena respirò
profondamente e mandò a chiamare il colonnello Mizz.
“Colonnello!
Raduni l’esercito e lo porti immediatamente alla radura. Ho deciso di fare
un’esercitazione!”
“Ma generale,
così, all’improvviso, senza nessun preavviso non sarà facile” rispose Mizz. “Se
fosse stata una cosa facile non ci sarebbe stato bisogno di provarla!” ribatté
prontamente Shena “comunque, da quando in qua discuti i miei ordini. Ubbidisci.
Tra 20 minuti voglio tutto l’esercito allineato” ordinò Shena.
Tutte le
cavallette di Baruk erano abituate ad obbedire senza discutere e Mizz, anche se
era un colonnello, non faceva eccezione. C’era qualcosa che non andava ma,
d’altronde, non era abituato a pensare e così uscì.
Il sospiro di
sollievo che tirarono i due complottatori fu enorme.
“Presto alla
diga” comandò Shena. Salirono sulle ali di Lillo e raggiunsero velocemente la
radura.
Nel poco
tempo concesso dal “generale Shena” l’organizzatissimo esercito di cavallette
riuscì a schierarsi in una perfetta formazione d’attacco in attesa del loro
comandante.
Lillo sorvolò
la diga e Shena e Max urlarono contemporaneamente: “TOGLIETE GLI SBARRAMENTI!”
Poco dopo
l’acqua inondò la valle sottostante.
Tutte le cavallette furono travolte ma
riuscirono a salire su imbarcazioni d’emergenza che il generoso popolo del
bosco aveva provveduto a mettere a loro disposizione. E così l’acqua li portò
via, lontano, liberando finalmente gli animali del bosco delle mille lune.
Shena decise
di rimanere a vivere nel bosco e Max, Rod e Lillo furono per sempre suoi amici.
“Oh scusa
Shena!” esclamò dispiaciuto Max mentre, cercando di spostare un mucchio di
noci, le rovesciava tutte addosso alla sua amica. “Non importa Max” rispose sorridendo Shena.
Nel bosco
tutto era tornato alla normalità.
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